“Siamo ancora immersi in una cultura malata. Dove c’è l’incapacità di rispettare il prossimo a tutti i livelli. Dove ci sono ancora stupri, e si giustificano con la frase: ‘la carne è carne’. C’è ancora il mito della gelosia ossessiva come espressione di amore. Ci sono mille cose che mi lasciano senza parole”.
Greta Scarano ospite a L’Eredità delle Donne
Siamo dietro il palco de L’eredità delle donne, il festival ideato e diretto da Serena Dandini, che si è svolto dal 24 al 26 novembre a Firenze, alla Manifattura Tabacchi. Poco prima che salga su a parlare, Greta Scarano si ferma a parlare con noi di Luce! della miniserie che la vede protagonista e che ripercorre una delle pagine più drammatiche e tristi della storia italiana.
È bellissima, con quegli occhi color topazio, la curva perfetta del naso minuscolo, la nuvola dei capelli chiari. Ed è determinata, coraggiosa.

La serie “Circeo” e il femminicidio di Giulia Cecchettin
“Quando abbiamo iniziato a lavorare alla serie ‘Circeo’, non pensavamo certo immaginare che sarebbe andata in onda in coincidenza con la tragedia di Giulia Cecchettin, che ci indica, ci urla che certe mostruosità accadono ancora, come e più di prima.
Però sapevamo che il problema esiste, che non è risolto, che se ne deve parlare”. Se n’è parlato, in questi tre giorni di incontri che hanno portato in città tante donne protagoniste della storia sociale, artistica e civile. Da Chiara Valerio a Emma Bonino, da Paola Turci a Fiorella Mannoia, da Carola Rackete a Noemi.
Ognuna con la sua voce, la sua testimonianza, le sue parole, per una manifestazione sostenuta da CR Firenze, da comune di Firenze e Regione Toscana.
Greta, la serie “Circeo”, in onda in questi giorni su Raiuno, racconta un episodio tragico di violenza su due giovani, da parte di un gruppo di ragazzi della Roma-bene degli anni ’70. Un episodio che sconvolse l’opinione pubblica in quegli anni.
“Sì. E sono dispiaciuta che esca in questi giorni, perché sembra, in qualche modo, inseguire la cronaca, mentre la abbiamo pensata, e abbiamo iniziato a lavorarci, più di due anni fa. Sono passati tanti anni da quel 1975, ma ci sono ancora stupri, e ci sono ancora giustificazioni allucinanti come la frase ‘la carne è carne’.

Siamo ancora immersi in una cultura che permette questo tipo di pensiero. Siamo ancora in una società dominata dall’incapacità di rispettare il prossimo”.
Violenza di genere: il percorso ancora in atto per dire basta
Proprio il processo contro i responsabili di quelle violenze portò a cambiare la legge sullo stupro, in Italia.
“Esattamente: quel delitto così atroce – due ragazzine stuprate, picchiate a morte, una uccisa e l’altra ridotta in fin di vita – portò ad una mobilitazione trasversale di tutte le donne, in Italia. Il processo ai responsabili ebbe un enorme impatto mediatico.
E da lì si cominciò la strada per modificare le pene per il delitto di stupro. Ci vollero ancora vent’anni, perché diventasse da ‘delitto contro la morale’ un ‘delitto contro la persona’. Ma il cammino è iniziato lì, da quel processo, da quell’enorme indignazione popolare“.
Il cammino è iniziato lì, ma ancora i femminicidi esistono. Ancora esiste la violenza di genere.

“Adesso il maschilismo è, in genere, più subdolo. I comportamenti sono meno plateali, ma sono ancora diffusi: nei rapporti uomo/donna, il primo ha spesso un atteggiamento prevaricatorio, quasi sempre mascherato.
Poi ci sono i casi più terribili, come la tragedia di questi giorni”.
Che cosa andrebbe fatto? Che cosa non è stato fatto?
“Io penso che dovremmo essere tutti femministi. Uomini e donne. Essere femministi non significa essere contro gli uomini a prescindere, ma essere per il rispetto dell’altro. Essere contro ogni discriminazione: laddove esiste una categoria discriminata, opporsi a questa discriminazione è un gesto femminista”.
Luce! si occupa, fin dalla sua nascita, di inclusività, rispetto di ogni differenza, e della forza emotiva, personale, sociale delle donne.
“Lo vedo, e penso che sia un lavoro importante, necessario. La riflessione che sta facendo ‘Luce!’ è importante, per cambiare una mentalità difficile da cambiare.
Noi – che facciamo spettacolo – e voi, che fate comunicazione, abbiamo responsabilità simili. Abbiamo una voce, e la responsabilità di usare questa voce”.

Si parla di una educazione al rispetto, di una ‘educazione sentimentale’ nelle scuole. Che cosa ne pensa?
“Non sarà un’ora di educazione sentimentale a cambiare la vita di tutti. Ma è un primo passo. A livello europeo ci sono delle normative in questo senso, e l’Italia è uno dei pochi Paesi che non le applicano”.